REPLICA ALL'ARTICOLO DI C. LANGONE SU "IL FOGLIO" DEL 7 MARZO 2013
La notizia del rogo di Città della Scienza – avvenuto lo scorso lunedì 4 marzo – ha raggiunto senza limiti e frontiere un’intera comunità che ha, ancora oggi, impresso negli occhi l’inferno delle fiamme divampanti. Un evento dolo(ro)so che ha avuto una fortissima risonanza a livello nazionale e internazionale e ha scosso in maniera profonda le coscienze.
La Città della Scienza era e, ci auguriamo con forza, sarà presto di nuovo, una realtà unica, in cui divulgazione scientifica, ricerca, e anche divertimento e intrattenimento, si fondevano in un progetto di grandissima valenza sociale. Il premio Nobel Carlo Rubbia ha commentato la notizia dell’incendio con parole che sentiamo nostre: “... una città della scienza per definizione non ha limiti e non ha frontiere, il pensiero scientifico è un pensiero di apertura e di progresso ed è particolarmente in periodi di crisi e di debolezza che le risorse razionali e costruttive si devono mettere al servizio della società. Mi auguro che Vittorio Silvestrini mantenga il coraggio, l’entusiasmo e la lungimiranza che hanno caratterizzato il suo operato fino ad oggi e che dalle ceneri possa presto rinascere una nuova e più vigorosa realtà. È possibile che entro qualche anno la Città della Scienza risorga dalle ceneri: un grande movimento civile si può mobilitare intorno a questa importante sfida sulla via della conoscenza e del progresso.”
Non è evidentemente di questo avviso Camillo Langone - giornalista de “Il Foglio” - che ha pubblicato il 7 marzo l’articolo dal titolo “Dovevano bruciarla prima”.
A nome della Società Chimica Italiana, in qualità di membri del Comitato di Redazione, sentiamo con forza il dovere di esprimere sgomento e indignazione verso i commenti di Langone, che percepiamo animati da una prepotenza di spettacolarizzazione inutile e senza alcun valore per la società.
Escludendo a priori considerazioni e polemiche di carattere politico, ci limitiamo a puntualizzare alcuni aspetti specifici, che sono tuttavia largamente sufficienti a sottolineare il forte dissenso da parte della Società Chimica Italiana:
- La Fondazione IDIS Città della Scienza – appellata da Langone come “la Fiera della Pera Cotta” – è sempre stata considerata ai primi posti tra i musei scientifici interattivi italiani. L’origine di questa realtà si deve in gran parte alla lungimiranza straordinaria del prof. Vittorio Silvestrini, scienziato di fama mondiale e autore di centinaia di contributi scientifici. A lui va il merito di aver dato vita con tenacia e coraggio a una struttura capace di saper fare comunicazione scientifica ad altissimo livello, avvalendosi di collaboratori (scienziati, educatori, tecnici) con conoscenze e competenze di elevato profilo e di ampio spettro: un ponte verso la ricerca e verso il futuro.
- “Alla Città della Scienza di gran scienza non se ne faceva, si faceva più che altro divulgazione scientifica” scrive Langone. Questa affermazione mette in luce tutta la distanza che separa il punto di vista di Langone da quello radicato nella comunità scientifica nazionale e internazionale. Città della Scienza era ed è un luogo di ricerca didattica e educativa che coinvolgeva e coinvolge ricercatori della scuola e dell’Università. A quanto pare, Langone non riconosce alcuna validità di ricerca scientifica alla ricerca didattica e educativa – una percezione retriva ed erronea, che oramai alligna quasi solo in Italia, e che costituisce anzi uno dei grandi limiti della cultura nazionale.
- L’evoluzionismo è una teoria scientifica (altro che “una superstizione ottocentesca”) suffragata da infinite prove documentate; la leggerezza con cui nell’articolo di Langone una delle acquisizioni fondamentali della Scienza moderna viene degradata al rango di barzelletta risulta ai nostri occhi stupefacente e sinistra.
- La divulgazione di contenuti scientifici, e più in generale la presentazione di questioni scientifiche, andrebbero decorosamente lasciate a persone che, al di là dell’orientamento politico, posseggano un minimum di cognizioni e competenze; in modo insomma di evitare dilettantismi deplorevoli.
Alla luce di queste considerazioni, veramente vorremmo esclamare che “dovevano bruciarla prima” ... la velina dell’articolo di Longone! Prima che l’assurda fantasia prendesse corpo nero su bianco, e si concretizzasse in un articolo offensivo, triste e deprimente, che addirittura sembra adombrare un’irresponsabile apologia di attentati criminali.